Obesità

Sintomo: Obesità

"Pensavo che tutti i miei problemi si sarebbero risolti perdendo quei 40 chili di troppo. Ora che li ho persi, mi sento infelice come prima . E quindi sono qui perché vorrei capire, finalmente, il perchè".

Le persone che soffrono di obesità, molto spesso, prima di domandare un aiuto di tipo psicologico le hanno provate tutte. A differenza di altri disturbi, di cui è socialmente accettata una forte correlazione con la psiche del soggetto, si osserva in questi casi la presenza di una tendenza generale a non prendere in considerazione questa componente.

E' molto frequente, anche da parte dei pazienti stessi, attribuire l'obesità a un fattore costituzionale o a una deficitaria capacità di controllo. Ecco perché, spesso, le domande di cura avvengono dopo svariati altri tentativi e soprattutto dopo che, come mette bene in luce questo frammento, il soggetto si rende conto che c'è qualcos'altro a renderlo infelice, che non tutto si risolve con la perdita di peso corporeo.

Per la psicoanalisi non si diventa obesi per costituzione o per un deficit di forza di volontà. Non è un caso infatti, che l'obesità abbia il suo momento di esordio privilegiato nell'infanzia, indicando una difficoltà del soggetto a separarsi, staccarsi dall'Altro. Attraverso il consumo infinito dell'oggetto cibo il soggetto cerca di compensare qualcosa che è mancato. L'esperienza clinica ci insegna che l'origine di questa mancanza, che assume più la forma dell'angoscia di un vuoto terribile, va cercata in qualcosa che non è andato bene nel rapporto con l'Altro. Meno è stato presente il segno d'amore, più questa spinta a riempirsi dell'oggetto cibo diventa intensa. L'aspetto paradossale di questo sintomo è che nel riempimento costante in cui il soggetto tenta di difendersi dall'angoscia del vuoto si genera un'angoscia ancora più forte, di un pieno che soffoca il soggetto.

E' un'angoscia terribile, che soffoca e cancella il soggetto.

Cosa può fare Dedalus per chi soffre di obesità?

Dedalus per prima cosa offre uno spazio vuoto, dove la persona può depositare l'intensa angoscia che accompagna questo sintomo. Uno spazio in cui il soggetto può elaborare le radici di questa domanda infinita che non trova mai veramente un livello di soddisfazione, perché possa trovare finalmente le sue, proprie, uniche modalità di soddisfazione, separate da quelle dell' Altro.